Allevare 

 

 

 il  

 

Cardellino

 

 

 testo e foto di Gennaro Chianese

PARTE 1

La bellezza della livrea del cardellino, unita alla armoniosità del suo canto, hanno suscitato sino dai tempi antichi l’interesse degli appassionati come dei profani. Per moltissimi anni è stato oggetto di cattura indiscriminata al fine essere mantenuto in cattività come uccello ornamentale o da canto. Probabilmente a causa delle difficoltà oggettive che la riproduzione di questo uccello comportava allo stato captivo, a parte sporadici tentativi di allevamento in purezza, si usava impiegare i soli maschi accoppiandoli con femmine di canarino, allo scopo di produrre ibridi dotati di ottime qualità canore.Solo in tempi più recenti l’evoluzione dell’industria mangimistica, unitamente ad una maggiore specializzazione degli allevatori, hanno consentito l’inizio dell’allevamento mirato del cardellino, e più in generale di tutte quelle specie di uccelli dalle esigenze più complesse.In questo modo è stato possibile creare dei ceppi abbastanza ben adattati alla vita in gabbia e si sono potute fissare le prime mutazioni, soprattutto ad opera degli allevatori belgi che potremmo considerare i pionieri di questo delicato processo di “domesticazione”.Allo stato attuale, quindi, il mantenimento e la riproduzione di questo bellissimo fringillide  è divenuto abbastanza gestibile, se non proprio agevole.Ovviamente, non avendo potuto “beneficiare” come il canarino, di centinaia di anni di vita in gabbia, questo uccello presenta ancora una scarsa adattabilità nei confronti un regime alimentare carente oppure inadatto, nonché una minore resistenza a svariate patologie, per cui abbisogna di una maggiore attenzione e cura da parte di coloro che decidono di tentarne l’allevamento. Questo tuttavia non deve scoraggiare il neofita, dal momento che, a patto di dedicargli la giusta dose di attenzioni, il cardellino vive e si riproduce per anni offrendo grandi soddisfazioni a coloro che lo allevano.

ASPETTI GENERALI

 

Uno dei fattori più importanti per chi decide di intraprendere l’allevamento del cardellino è la valutazione dell’ambiente dove verranno alloggiati i soggetti. Pur non soffrendo il freddo in modo particolare, questi uccelli sopportano male le brusche variazioni di temperatura così come un tasso  di umidità elevato. In considerazione di ciò, qualora s’intenda allevare all’interno di un locale, sarebbe opportuno valutare i parametri ambientali dello stesso e la sua esposizione. Eventualmente l’impiego di un apparecchio deumidificatore potrebbe risolvere egregiamente il problema dell’umidità (che non dovrebbe superare il 70%), mentre una piccola stufa collegata ad un termostato impedirebbe il determinarsi di brusche variazioni della temperatura all’interno del locale.Ovviamente per chi alleva all’esterno occorrerà solo disporre le gabbie o le voliere in modo che possano beneficiare di qualche ora di sole e che siano ben protette dalle correnti d’aria (utilissimo l’impiego dei fogli di policarbonato  per proteggere le gabbie dal vento). In merito alle gabbie, la misura ideale è quella di 120 cm di lunghezza, tuttavia io stesso per ragioni di spazio riproduco senza alcuna difficoltà in gabbie da 90 ed in alcuni casi persino 65 cm.Ovviamente femmine tranquille ed esper-

CARDELLINA LUTINO

 te nidificheranno senza problemi in spazi più esigui rispetto a soggetti meno  confidenti

 o alle prime esperienze riproduttive..Assai importante per il benessere di questi uccelli è poter esercitare un minimo di volo, per cui giova non affollare le gabbie e ridurre i posatoi ad un massimo di due, quanto più distanti possibile l’uno dall’altro e possibilmente di diametro differente in modo da mantenere in buono stato anche i muscoli di zampe e dita. Obbligatorio l’uso delle griglie, allo scopo di impedire che i soggetti possano nutrirsi dei residui di cibo caduti sul fondo a contatto con le feci.Data la natura abbastanza competitiva del cardellino, sarà buona norma provvedere alla collocazione di diverse mangiatoie, in modo da evitare che gli individui più rissosi allontanino sistematicamente i più timidi dal cibo. In alcuni casi conviene separare quegli animali che dimostrino un’eccessiva aggressività, poiché a lungo andare finirebbero con l’indurre negli altri occupanti una situazione di stress.Negli animali stressati, si verifica un calo delle difese immunitarie,  per cui rischiano di ammalarsi e spesso, in mancanza di un intervento tempestivo, addirittura di morire. Per questo motivo conviene evitare di immettere nuovi occupanti in una gabbia dove convivono già altri cardellini. Ove non possa essere evitato, si usi l’accortezza di lasciare qualche giorno il nuovo arrivato in una gabbietta adiacente, in modo che gli altri si abituino alla sua presenza.

ALIMENTAZIONE

 

Affermare che l’alimentazione riveste un ruolo fondamentale nell’allevamento di questi uccelli potrebbe apparire superfluo; tuttavia è stato ampiamente documentato come la maggior parte dei problemi di salute che affliggono il cardellino in cattività siano originati proprio da un’alimentazione errata.In commercio esistono molti tipi di miscele di semi, dalle più spartane a quelle considerate “tecnicamente perfette” il cui costo farebbegiusta- mente inorridire la maggior parte degli allevatori. Esistono poi numerose “scuole di pen-siero” in merito a quello che i cardellini dovrebbero o non dovrebbero assolutamente mangiare. Secondo molti autorevoli autori (mi si perdoni il gioco di parole), ad esempio, la scagliola dovrebbe costituire buona parte della miscela, e gli uccelli dovrebbero essere costretti a consumarla volente o nolente, allo scopo di mantenere bassa la quota di lipidi causa di pericolose enteriti e disfunzioni epatiche.Viceversa altri allevatori sostengono la tesi contraria e fanno dei semi come la canapa e il niger, la componente base della loro miscela.Personalmente sono convinto che gli animali in genere posseggano un ottimo istinto, che bisognerebbe cercare di contrastare il meno possibile.In natura, infatti, i cardellini si nutrono di una grande varietà di semi ed effettuano delle “rotazioni alimentari” determinate dalla disponibilità stagionale. In questo modo a seconda del periodo dell’anno si cibano prevalentemente

di un dato tipo di seme. In cattività le cose sono ovviamente assai diverse.

CARDELLINA ISABELLA

Per l’intero arco dell’anno i nostri uccelli vengono nutriti di composti in cui le varie percentuali di semi rimangono invariate. I cardellini, dunque, una volta consumato interamente il seme che meglio soddisfa il suo fabbisogno del momento è costretto a consumare quelli meno graditi. La mia strategia alimentare si fonda proprio sulla negazione di questo principio. Diversi anni fa, quando ero alla ricerca di un tipo di alimentazione ottimale  iniziai ad attuare una sorta di sperimentazione. Grazie all’esempio di un gruppo di allevatori di Cassino ( FR ), decisi di mettere a disposizione di alcuni soggetti, in vaschette separate, quei semi che abbondano nelle nostre campagne e di cui i cardellini in natura solitamente si nutrono. Allo scopo acquistai semi di lattuga, girasole piccolo, cicoria ed in più di perilla che, seppure assente nelle nostre campagne, risultava assai appetito. Dopo essermi assicurato che tutti i semi germinassero a dovere iniziai a lasciarli a libera disposizione Il gruppo di prova così alimentato veniva parametrato al resto dei cardellini, che continuai ad alimentare con i migliori miscugli di semi del commercio. Non senza stupore constatai che i soggetti del gruppo selezionato per la prova affrontarono indenni tanto la muta quanto i rigori dell’inverno, effettuarono delle splendide mute e si presentarono in gran forma per la stagione riproduttiva. Il tasso di mortalità, pur non avendo somministrato alcun medicinale, si era attestato su valori quasi insignificanti. Anche durante l’allevamento, le coppie alimentate con il sistema della “libera scelta alimentare”, si dimostrarono all’altezza del loro compito.Le mie osservazioni mi hanno consentito di notare come essi tendano, in base alla temperatura ed al periodo dell’anno, a consumare prevalentemente alcuni alimenti invece di altri, effettuando una sorta di rotazione simile a quella che normalmente attuano in natura. Inoltre l’ampia disponibilità degli alimenti determina una grande riduzione della competizione alimentare tra i soggetti che convivono nella stessa gabbia. In questo modo i cardellini tendono a stressarsi molto meno, a tutto vantaggio della loro salute. Questo sistema, applicato e perfezionato nel corso degli anni, mi ha consentito di ridurre al minimo l’impiego di medicinali e di mantenere gli uccelli in splendida forma.Ovviamente quanto scrivo non  vuole assolutamente avere valenza assoluta, dato che ogni allevatore deve fare i conti con il tipo di ambiente in cui si trova ad allevare, allo scopo di individuare quelle strategie che possano rivelarsi vincenti. Del resto è sufficiente un minimo di buonsenso per comprendere che i problemi e la situazione di un allevatore di Palermo, sono assai diversi da quelli con cui deve confrontarsi un allevatore piemontese…In entrambi i casi, tuttavia, mi permetto di suggerire una grande attenzione rivolta alla qualità dei semi, grit ed osso di seppia sempre a disposizione, una bella foglia di cicoria quando è possibile e qualche goccia di un buon complesso vitaminico nell’acqua da bere.